PDF Lassetto dellitaliano delle traduzioni in un corpus giornalistico Aspetti qualitativi e quantitativi
Si è inteso inoltre acclarare, per quanto possibile, se nel tempo il rapporto tra la lingua dei romanzi italiani e quella dei romanzi tradotti sia rimasto stabile o se invece si siano verificati dei cambiamenti ed, eventualmente, quale sia la traiettoria di tali cambiamenti. Come è noto, il pronome tradizionale neutro di terza persona esso sta uscendo dall’uso scritto https://www.aniti.it/ anche nella funzione di complemento indiretto. Il suo corrispettivo inglese, it, è invece molto presente tanto nella varietà scritta quanto in quella orale. Ci siamo chiesti se a questa differenza d’uso nelle due lingue corrispondesse una maggiore frequenza di esso nelle traduzioni rispetto agli originali italiani.
1. Lunghezza media dei periodi
I dati relativi alle frequenze d’uso dei pronomi relativi il quale e cui seguono un trend comune a molti altri parametri. Si riscontra, infatti, un calo graduale e sistematico nei romanzi originali italiani in diacronia e, parallelamente, nei romanzi in traduzione, un calo dalla prima alla seconda fase e una ripresa nella terza. Già Cortelazzo (2010) aveva osservato una disponibilità leggermente maggiore per il pronome relativo nelle traduzioni; ciò detto, la “conservazione” di talune forme tradizionali non è prerogativa generale delle traduzioni tout court, ma, al contrario, differisce a seconda della fase storico-culturale su cui si concentra l’analisi.
- Al contrario dell’italiano, che è una lingua “a soggetto nullo”, l’inglese obbliga a impiegare un nome o un pronome in funzione di soggetto.
- Tuttavia, poiché questo studio non mira a stabilire se i testi in inglese hanno avuto un’influenza sulla lingua italiana, ma soltanto a rilevare l’effettivo uso di certi elementi linguistici nelle traduzioni o nei romanzi autoctoni, non sono stati presi in considerazione i dati di vendita di questi romanzi.
- Il fatto che nella fase centrale, tanto nei romanzi autoctoni quanto, in misura minore ma piuttosto significativa, nelle traduzioni, si ricorresse spesso alle particelle enfatiche dà sostegno all’ipotesi (cfr. Ferme 2002; Testa 1997) che anche sul versante linguistico gli anni del boom dell’editoria italiana si configurassero come un periodo di relativa libertà linguistica nella narrativa.
- Nella prima fase, al contrario, dove la distanza tra parlato e scritto (soprattutto letterario) era più netta, la frequenza di queste forme era molto bassa in entrambi i gruppi testuali.
Allargamento e analisi di un Corpus Intermodale: le parole chiave del Sottocorpus di Italiano di EPTIC_2011
Si considerano qui una serie di usi italiani non immediatamente “suggeriti” dall’inglese, per i quali cioè non esiste un’equivalenza formale nella lingua source delle traduzioni tale da indurre il traduttore ad adoperarli. Tra i parametri qui analizzati, vi sono le forme lessicali enfatiche mica, meno male, senz’altro, magari e forme concorrenti quali indicativo e congiuntivo da una parte, passato prossimo e passato remoto dall’altra. Per avere un’ampia gamma di stili narrativi, abbiamo scelto sia romanzi di genere che testi letterari, anche se gli autori più sperimentali (come Gadda o Joyce) sono stati evitati. Tutti i romanzi scelti sono stati pubblicati da grandi case editrici e molti dei loro autori sono ben noti (Dickens, Hemingway, Agatha Christie da una parte, Pavese e Baricco dall’altra). https://fulton-lykke-3.thoughtlanes.net/come-ottenere-traduzioni-accurate-e-professionali-guida-completa Tuttavia, poiché questo studio non mira a stabilire se i testi in inglese hanno avuto un’influenza sulla lingua italiana, ma soltanto a rilevare l’effettivo uso di certi elementi linguistici nelle traduzioni o nei romanzi autoctoni, non sono stati presi in considerazione i dati di vendita di questi romanzi. L’analisi dei mutamenti linguistici nella lingua dei romanzi italiani autoctoni e tradotti ha consentito di delineare in questi due macrogruppi di testi l’incidenza dei processi di standardizzazione, trasgressione dello standard e ristandardizzazione che hanno interessato il sistema linguistico-letterario italiano dall’Unità a oggi. Anche in questo caso, quindi, si riscontra che mentre nella fase centrale lo stile delle traduzioni si distaccava da quello dei romanzi autoctoni per un minor livello di formalità, nelle traduzioni contemporanee vi è un relativo recupero di un tempo verbale sempre meno usato negli originali pubblicati nella stessa fase. Ancora una volta vale la pena ricordare che alcune case editrici insistono sull’uso del passato remoto nelle traduzioni anche laddove il traduttore aveva scelto il passato prossimo. Ribadiamo che non rientra negli obiettivi del presente studio speculare sulle cause di questo cambiamento. Notiamo solo che i dati ricavati per i romanzi autoctoni sembrerebbero confermare una tendenza a una trasmissione più diretta e concisa delle informazioni, come già aveva osservato De Mauro (1999, 194) e un certo snellimento della sintassi del periodo in linea con quanto avviene nelle altre lingue europee (Santulli [2009, 167] parla di una «tendenza alla disarticolazione»). https://villumsen-ernstsen.federatedjournals.com/traduzioni-certificate-giurate-legalizzate-quando-sono-richieste-a-chi-rivolgersi-per-ottenerle-1741451011 La tradizionale propensione all’amplificazione e alla complessità sintattica, che si esprime anche nella lunghezza dei periodi, non solo sembra più contenuta nei testi tradotti (come aveva già notato Cortelazzo 2010, XV), ma è oggi meno accentuata anche nei testi letterari autoctoni.
3. https://writeablog.net/lingua-certa/esperti-in-traduzione-per-il-settore-dellingegneria Pronomi relativi
Al contrario dell’italiano, che è una lingua “a soggetto nullo”, l’inglese obbliga a impiegare un nome o un pronome in funzione di soggetto. Ci si chiede, allora, se le traduzioni dall’inglese mostrino un uso più frequente dei pronomi personali soggetto, come hanno dimostrato precedenti analisi condotte su corpora testuali differenti (per esempio Cortelazzo 2007b; Cardinaletti 2004). Quanto alle traduzioni, si osserva che, pur https://www.traduttoreitaliano.it/ essendo toccatedal calo graduale nell’uso di questo tempo verbale, nella prima e nella terza fase presentano un maggior uso del passato remoto rispetto ai romanzi autoctoni, ulteriore indicazione di una strategia conservatrice e di una predilezione per un’idea di “standard letterario”. Possiamo concludere, dunque, che la lingua delle traduzioni odierne, lungi dall’essere «livellata su un registro medio» (Coletti 2011, 49) è più formale e “corretta” rispetto a quella dei romanzi italiani.